STIME, valutazioni, inventari, assistenza alla compravendita. Perito ed esperto della Camera di Commercio di Pavia, Luca Sforzini vanta una onoscenza più che decennale del mercato dell’arte, difficile sino al limite dell’oscurità. Luca Sforzini, per soldi o per amore? Rinunciare al caldo panorama delle Maldive per godersi nel salotto di casa le più discrete «Tenerezze» di Tranquillo Cremona è una scelta estetica? O un più prosaico investimento? «Entrambe le motivazioni. Il mercato dell’arte non è mai stato così depresso. Io ho quarant’anni e non conosco risultati d’asta così bassi negli ultimi due, tre decenni. Prenda Sergio Dangelo, nel 1951 fondatore insieme con Baj della Pittura Nucleare: una sua opera, un bel 50 per 70 centimetri, di un periodo non particolarmente pregiato, a tecnica mista, oggi si può acquistare a un prezzo compreso fra i 1.000 e i 1.200 euro. E per i dipinti dell’Ottocento la musica è la stessa. Anche per i Lodola è il momento di comperare». Una congiuntura favorevole solo per i collezionisti privati? O anche per gli enti pubblici? «Per tutti. Anche per istituzioni con i bilanci a terra sarebbe il momento di rimpolpare le proprie collezioni. Oggi chi ha un ruolo pubblico e un minimo di liquidità può restituire alla fruizione pubblica opere altrimenti destinate a sparire in ambito privato». Le crisi, a volte, aguzzano gli ingegni. Qualche scoperta particolare, in questi tempi difficili? «Quattro tele di Sebastiano Ricci». Il Veneto vissuto a cavallo del Settecento dal prodigioso mestiere, il virtuoso che sapeva contraffare ogni maniera? «Proprio lui. Quattro tele difficili da trovare, monumentali, degne di prestigiosi musei. Valutate oggi un quarto di quanto meriterebbero». Le mostre rivalutano le opere d’arte? «Sì, se sono bene organizzate. Un conto è l’esposizione allestita dal gallerista: lui tira l’acqua al suo mulino. Altro discorso per le mostre organizzate dal Comune di Pavia o, a Milano, da Palazzo Reale: loro sì riportano l’attenzione su autori dimenticati, li rivalutano». Proprio Pavia in questi ultimi anni è stata molto attenta a rivalutare i propri tesori. «È vero, gran parte della mostra sulla pittura italiana nel XIX secolo che ha avuto tanto successo all’Ermitage di San Pietroburgo era costituita da opere della Quadreria pavese. La città ha registrato una svolta, indipendentemente dal colore politico di chi la governa». Sforzini, lei ha il polso del collezionismo in città ma anche in provincia. Dove tira di più? «In città, senza dubbio». Ma le serate nella sua galleria di Casteggio vedono spesso il tutto esaurito. «Eventi di nicchia. Per i grandi numeri, inevitabile la città». E il concettuale? Tira ancora? «Non se ne può più, roba vecchia. Vede, il contemporaneo è difficile: inutile buttare via soldi per un artista che all’estero, a Bruxelles, per esempio, non conosce nessuno». Ma lei che preferisce Tranquillo Cremona alle Maldive, su quelle isole c’è stato? «Certo, qualche anno fa, con quella che ora è mia moglie. Bellissime. Ci tornerei».
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